Oggi il nostro percorso partirà da uno dei golfi più belli al mondo, quello di Napoli, terminando sui monti Lattari, luogo di produzione di un eccellente prodotto D.O.P.: il Provolone del Monaco. Inizieremo il nostro viaggio dalle colline alte del capoluogo campano per ammirare la splendida Reggia di Capodimonte. Costeggiando, quindi, il mar Tirreno, visiteremo il museo di Pietrarsa dove sorge il più interessante museo ferroviario d’Italia. Dopo un tratto di costa entreremo nella città di Oplontis, meno nota di Ercolano e Pompei ma anche essa città dell’antica Roma, sepolta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Proseguiremo, quindi, alla scoperta della penisola sorrentina e della divina costiera, ammirando panorami mozzafiato come la baia di Ieranto, Sorrento e Sant’Agata dei due Golfi. Superando il capo, entreremo nel golfo di Salerno e rimarremo incantati da Positano e Furore, uno dei borghi più belli d’Italia posto sopra un fiordo. Il nostro viaggio terminerà a Gragnano, località icona per la fabbricazione della pasta trafilata in bronzo. Uno, due e tre “iamm và”.
«Ammore ‘e mamma nun te ‘nganna» Proverbio napoletano
E’ incredibile come questa distesa di cemento urbanizzato sotto ai nostri piedi possa risultare musicale e nello stesso unica al mondo, siamo a Napoli. Per raccontare questa città millenaria non basterebbe, certamente, una serie completa dei nostri racconti. Napoli è una città dai mille colori, come recitava una canzone del grande Pino Daniele, e, in questa occasione, abbiamo deciso di partire dalla splendida Reggia di Capodimonte, posta nella parte alta, con la promessa di tornare nel centro di questa variopinta città al più presto. Era il 1738 quando Carlo di Borbone diede mandato di costruire una reggia che ospitasse le prestigiose collezioni artistiche della corte partenopea, tra le quali la celebre collezione Farnese, ricca di quadri di Raffaello, Tiziano ed El Greco. Il celebre architetto Ferdinando Sanfelice progettò e realizzò il favoloso giardino sfumato con il bosco, riserva di caccia reale, esteso per ben 124 ettari. La vista che si gode dalla collina di Capodimonte è superlativa: Posillipo, il Vesuvio e il golfo. La reggia è nota anche per la prestigiosa fabbrica di porcellane, pensate che una stanza è completamente realizzata con questo prezioso materiale: il Salottino di porcellana. Visitiamo con interesse e ammirazione le sale francesi, che contengono opere di Canova, Hayez e tanti altri artisti del ‘700 e ‘800 europeo. Altrettanto incantevoli sono gli appartamenti borbonici con gli splendidi arredi, tessuti e opere d’arte, come l’Alcova dipinta alla pompeiana. Ma il pezzo che ha suscitato delle forti emozioni in noi è sicuramente la Flagellazione di Cristo, di Caravaggio, da gustare in silenzio tra le sue luci e ancor di più nelle sue ombre. Bellissimo e interessante il Museo Nazionale di Capodimonte, immagini leggiadre di un settecento scomparso che, mentre percorriamo la tangenziale e i quartieri periferici, ci tornano prepotenti davanti ai nostri occhi, in viaggio verso la nostra prossima meta: San Giorgio a Cremano.
In questa città dell’area metropolitana giungiamo per visitare il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa. Questo luogo testimonia quanto la Napoli borbonica avesse una fiorente industria siderurgica e di produzione di locomotive a vapore. Infatti questo museo sorge sul Reale Opificio Borbonico di Pietrarsa. Non pensavamo che fosse così vasto e ampio, 7 padiglioni dove possiamo ammirare autentici capolavori come la carrozza-salone dei Savoia o la ricostruzione della prima tratta ferroviaria d’Italia: la Napoli-Portici. Dopo l’unità d’Italia questa gloriosa fabbrica fu dichiarata non redditizia e le rivolte degli operai, che si opponevano alla riduzione dei posti di lavoro, furono soffocate nel sangue. Usciamo molto interessati dalla visita a questo museo, soddisfatti per aver compreso quanto efficiente e all’avanguardia fosse il regno di Napoli.
Chi non conosce Pompei ed Ercolano? Siamo tutti al corrente di cosa accadde in una giornata di agosto del 79 d.C., in cui il Vesuvio seppellì con la sua eruzione numerose città poste nelle vicinanze. Anche Oplontis subì la stessa sorte e rimase sconosciuta almeno fino al XVIII secolo, quando furono avviate le campagne di scavo. Tutto quello che oggi possiamo ammirare in questa località di villeggiatura dell’antichità è splendido. Rimaniamo stupiti dalla bellezza e dalla freschezza di quegli ambienti dipinti come nella straordinaria Villa di Poppea. Ci piace immaginare le vacanze che la moglie dell’imperatore Nerone potesse vivere in questi luoghi ameni e lontana dai miasmi della capitale dell’Impero. Rimaniamo a bocca aperta davanti ad un affresco raffigurante un cesto di fichi, di un realismo incredibile.
Dopo Torre Annunziata e Castellammare di Stabia, giungiamo sulla penisola Sorrentina, ci poniamo come meta Santa Agata sui due Golfi, ma prima di arrivare ci godiamo il paesaggio della costiera sorrentina. A Sorrento decidiamo di prenderci qualcosa di tipico, un fresco limoncello ammirando il panorama mozzafiato del Golfo, seduti nel borgo marinaro di Marina Grande. Ad un certo punto pensiamo, perché non andare a curiosare ai cosiddetti “Bagni della regina Giovanna”? Questi bagni sono una scenografica piscina naturale racchiusa tra le rocce tufacee con un fondale cristallino e così invitante da farci immergere subito in acqua, tanto più che ormai l’estate è alle porte. Realizziamo, che potremmo raggiungere, attraverso un sentiero, anche la villa romana di Pollio Felice, ma per adesso rimaniamo con i piedi in ammollo. Riprendiamo il cammino, a dire il vero un poco impegnativo, in direzione della baia di Ieranto. Desideriamo entrare nella torre, oggi bene del FAI, che testimonia le opere difensive da attacchi pirateschi, disseminate sulle nostre coste. Questa baia fa parte dell’area protetta di Punta Campanella, e da sempre era indicata come la Baia delle Sirene. Da qui si osserva Capri con i Faraglioni, uno splendido orizzonte tirrenico, il mare è di un azzurro splendente e non si sono auto. Crediamo che il Paradiso possa essere molto simile a questo luogo, e avendo vissuto sulla nostra pelle queste sensazioni, davvero crediamo che qui potesse esserci la casa incantata delle sirene. Attraverso gli stretti sentieri risaliamo verso Sant’Agata sui due Golfi, che nel’800 era una delle località più ambite dei Grand Tour. Il panorama più emozionante lo si può ammirare dall’alto del convento delle monache benedettine, sul “Deserto”. Vedere in un solo colpo d’occhio il golfo di Napoli e quello di Salerno insieme, pensiamo che possa essere sufficiente per la giornata, uno splendore. Qui, secondo una tradizione, sbarcò anche San Pietro per il suo travagliato viaggio verso Roma e una piccola chiesetta dedicata, ricorda l’evento.
Dobbiamo costringerci ad andare via da questa meraviglia e ritornare sulla litoranea, che a livello paesaggistico non è meno sorprendente. Da questo punto in poi entriamo nella costiera amalfitana e Positano è il primo borgo marinaro-chic in cui sostiamo. La prima cosa che ci sorprende è la verticalità del paese. Un presepe a picco sul mare che ha lanciato, nei decenni scorsi, vere mode di abbigliamento (come i freschi abiti di lino) e ci perdiamo tra i vicoletti e le scalinate tra gli stretti edifici intorno alla chiesa di Santa Maria Assunta. La prossima tappa che ci accoglie è Furore, uno dei borghi autentici più belli d’Italia. Il borgo ha poco più di 800 abitanti, ma la sua caratteristica principale è quella di essere in cima ad un fiordo. In effetti, questa stupefacente insenatura è il vecchio alveo fluviale del torrente Schiato, che in milioni di anni ha scavato le pareti a strapiombo del vallone. Da un ponte, alto 30 metri, in estate, si svolgono i campionati mondiali di tuffi dalle Grandi Altezze.
Adesso lasciamo la costa e ci addentriamo all’interno della penisola amalfitana, percorrendo straordinarie stradine tra boschi dei monti Lattari per giungere a Gragnano, la città dei maccheroni. Questo bel paese è una vera scoperta, indiscutibile dal punto della pasta, ma anche per altri aspetti, è anche la città del Panuozzo, un delizioso panino realizzato con la pasta da pizza. Decidiamo di visitare anche un suggestivo presepe nella valle mulini, proprio dove sorgevano gli antichi insediamenti produttivi di macina. Intanto scopriamo un’altra curiosità. Nel XVIII secolo l’espansione di Napoli sulle colline circostanti, tra le quali anche la reggia di Capodimonte, spinsero numerosi pastori e i loro animali a cercare altri terreni dove pascolare e allevare i capi di bestiame. Alla fine trovarono il loro habitat migliore proprio qui sui Monti Lattari. Durante i mercati napoletani, i pastori scendevano in città per vendere il loro provolone, indossando un tipico mantello marrone, simile a quello dei monaci. Nasceva il Provolone del Monaco divenuto, in seguito, un prodotto D.O.P. Insomma, Mauro, siamo qui a Gragnano con la pasta tipica, che tutto il mondo ci invidia, col Provolone del Monaco, qualcosa mi dice che qualche splendida idea ti sia sopraggiunta.
Allora Francesco, come ben sai, io adoro la buona pasta e i formaggi tutti indistintamente. La pasta di Gragnano è una certezza, e nella mia cucina non manca mai. Questo provolone del Monaco è una vera delizia per il palato. Irresistibile da solo, ottimo accompagnato da una composta di zucca e zenzero, ma oggi voglio proporvelo su un primo piatto. Ho pensato di rivisitare una tipica pasta siciliana, la pasta alla Norma. Ho deciso di scomporre gli ingredienti e di non mischiare da subito i sapori. Vi propongo dei paccheri trafilati al bronzo di Gragnano, ripieni di melanzane a cubetti, serviti su un sughetto fresco di pomodorini e basilico, e una grattugiata di provolone del Monaco. Che ne dite? Ho catturato la vostra attenzione? Allora rimboccatevi le maniche, indossate i grembiuli e iniziamo.
Ingredienti per 2 persone:
- 20 paccheri di Gragnano trafilati al bronzo
- 1 melanzana
- 20 pomodorini di stagione
- 50gr di provolone del Monaco D.O.P.
- 2 spicchio di aglio
- olio EVO q.b.
- basilico fresco q.b.
- sale q.b.
Procedimento:
Lavate la melanzana e i pomodorini. Tagliate la melanzana a dadini e dividete in quattro i pomodorini. In una padella, rosolate uno spicchio di aglio e aggiungete i dadini di melanzane. Lasciate rosolare per alcuni minuti a fuoco medio. In un’altra pentola, fate la stessa cosa con i pomodorini e qualche foglia di basilico. Regolate con poco sale, dobbiamo mantenerci dolci, il provolone del Monaco ha un gusto particolarmente deciso e sapido. Lessate i paccheri in abbondante acqua calda salata. Scolateli ancora ben al dente. Riempite i paccheri con i tocchetti di melanzana. Disponete il sughetto di pomodorini e basilico a specchio sul fondo del piatto. Adagiate su di esso i paccheri ripieni. Grattugiate grossolanamente il provolone del Monaco sui paccheri e decorate con qualche foglia di basilico. Servite il ben caldo. Francesco, io sono pronto per servire i paccheri, chi viene a tavola con noi? Buon appetito.