Eccoci in Calabria, terra tra due mari lo Ionio e il Tirreno, per intraprendere un percorso alla scoperta della liquirizia. La prima tappa sarà a Civita, una tappa da brivido per visitare il ponte del Diavolo. “Scivoleremo”, quindi, dolcemente verso la costa tirrenica in direzione di Scalea e di Cetraro ma non mancherà anche una tappa dal profondo significato religioso: Paola. La Calabria è una regione dove in pochi chilometri si passa dal mare alla montagna e, dopo Cosenza, giungeremo sulla Sila. Attraverseremo le montagne silane per giungere ancora sul mare, questa volta lo Ionio, dove tra Corigliano Calabro e Rossano, degusteremo una speciale ricetta creata da Mauro a base della famosa e rinomata liquirizia calabrese.
“Si vo’ campari sanu di’ parenti statti luntanu – se vuoi vivere bene stai lontano dai parenti”
Proverbio calabrese
Esistono luoghi della Calabria che esprimono al meglio la potenza della natura e l’abilità dell’uomo di superare gli ostacoli da essa interposti, come questa splendida gola. Siamo a Civita, in prossimità del Pollino e da qui iniziamo questa tappa di Saporitalia in terra calabra. E’ veramente ardito il cosiddetto Ponte del Diavolo. Probabilmente costruito nel ‘500, mirabolante, sovrasta le gole del Garganello con un’unica grande arcata. Ovviamente le leggende sul Ponte del Diavolo sono tante, si sa per certo che questa gola offriva ospitalità a briganti, ladroni e fuori legge che trovavano facilmente nascondigli nelle numerose grotte, ricavate sulle pareti scoscese. Pensate che è tornato sul posto dopo un rovinoso crollo avvenuto nel 2005. Continuiamo il percorso attraversando inaspettati paesaggi, boschi di pino loricato e gole profonde. Superiamo Castrovillari e altri piccoli e caratteristici paesi come Lungro, Acquaformosa ma da San Sosti si inizia a sentire già il profumo del mare.
Il panorama è ancora mozzafiato. Decidiamo di andare verso nord con destinazione Scalea, passando da Diamante. Siamo nella fantastica riviera dei Cedri, oltre ai limoni, tipici frutti di questa zona della Calabria. Il colore azzurro intenso di questo mare e le spiagge sabbiose e ampie ci dicono che siamo a Scalea. La cittadina è dominata da una torre di avvistamento, la Torre Talao. In principio Torre Talao era un’isola, costruita, come sistema difensivo, nel XVI secolo. Un tempo vi erano ben 337 torri. La leggenda del luogo narra di personaggi dell’Eneide e dell’Odissea che di qui passarono. Tornando verso sud, lungo la costa, è un grande piacere percorrere questa litoranea, tra colori e profumi inebrianti. Giungiamo a Cetraro, e saliamo sulla sommità del centro storico, a 120 metri di altezza. Il centro di questa antica cittadina è davvero caratteristico e giunti sul punto più alto si gode un panorama bellissimo lungo tutta la costa. Il nome di Cetraro deriva da Citrus, che in latino significa “limone”, ed è proprio il profumo di limoni, l’essenza dominante in questa estiva area salmastra. Niente da fare qui in Calabria l’estate è proprio bella. Azzurro, caldo, profumi di limoni e simpatia della gente del posto.
La Riviera dei Cedri è lunga ben 80 km e si estende fino alla nostra prossima meta: Paola. Questa città è soprattutto famosa per aver dato i natali ad un santo molto venerato in Italia, San Francesco da Paola. Il Santo ebbe subito una grande popolarità per i numerosi miracoli a lui attribuiti e oggi il santuario è meta di numerosi pellegrini provenienti da ogni parte del mondo. E’ un bel percorso dell’anima anche la visita all’antico romitorio, dove si può visitare l’antico cenobio che San Francesco condivideva con i suoi confratelli.
Dopo aver visitato il santuario, percorriamo la strada verso Cosenza, lasciando alle nostre spalle la costa. A mano a mano che giungiamo nell’entroterra il paesaggio cambia repentinamente. Cosenza fu fondata nel IV secolo a.C. dai Bruzi, una antica popolazione italica che si insediò nell’area. Sapevate che Cosenza è una città-museo diffuso? Con grande sorpresa l’abbiamo scoperto visitando il suo centro, infatti ci sono tante opere scultoree di arte contemporanea del calibro di Dalì, De Chirico, Manzù, Modigliani. Scusate se è poco! Visitiamo anche il Duomo, dal 2011 dichiarato “Patrimonio testimone di una cultura di pace dell’UNESCO”. Qui è costudita una straordinaria croce aurea donata dall’imperatore Federico II, nota come “Stauroteca”, e un dipinto di fattura bizantina della “Galktotrophousa”, ovvero della Madonna che allatta. Quello che mi ha colpisce molto è il castello Svevo, restaurato di recente, dall’alto della cui torre si può godere un bel panorama. Devo dire che Cosenza mi ha colpito moltissimo come fermento culturale. Adesso, però, abbiamo un’altra meta: la Sila.
Il nome di questo altipiano pare derivi da “silva”, appunto dai boschi che ricoprono i monti (la cima più alta raggiunge quasi 2000 metri col monte Botte Donato) e il paesaggio è tipicamente di altura, dove l’inverno risulta essere particolarmente rigido e nelle notti si possono sentire ululare i lupi. Il parco nazionale della Sila offre la possibilità di vivere tantissime esperienze all’aria aperta in ogni stagione dell’anno e di gustare dei veri prodotti deliziosi come i funghi porcini, un vero vanto della regione. Camigliatello è da considerare il capoluogo della Sila e soprattutto una base di partenza per le escursioni nei boschi di pini larici in estate e per gli sport sulla neve in inverno.
Scendiamo nuovamente dalla montagna verso il mare e giungiamo a Corigliano Calabro, dove ci accolgono un gruppo di figuranti in costume che cantano e parlano in lingua albanese. Che meraviglia l’Italia mosaico di tante culture. Infatti in queste zone la lingua “ufficiale” è un dialetto albanese. E un nostro dovere assoluto conoscere e condividere queste ricchezze culturali, che rendono unica la nostra cultura italiana. A Corigliano ci aspetta un invito a palazzo, esattamente nel castello Ducale. Questo palazzo nasce sull’antica fortezza dell’XI secolo, voluta da Roberto il Guiscardo, restaurato di recente, mette in bella mostra la sua storia. Il mastio risulta altamente scenografico ed imponente, e infatti è il primo ambiente che decidiamo di visitare. L’interno è completamente affrescato con scene di crociate che ci riportano all’epoca fiabesca della fondazione dell’impianto castellare, ed una scala a chiocciola moderna taglia l’ambiente per condurre all’ambiente sovrastante. La sala più bella è sicuramente il salone delle feste, dove i colori dominanti sono il bianco e l’oro dei sontuosi arredi.
Ci consigliano di fare la conoscenza anche dei Giganti di Cozzo, poco distanti da Corigliano e noi incuriositi andiamo a vedere di cosa si tratta. E seguendo le indicazioni forniteci arriviamo in un bosco incantato, dove mancavano solo le fate e gli gnomi. I giganti sono lì ad attenderci: 102 castagni monumentali. In effetti sono straordinari nella loro vetustà, con i tronchi e i rami contorti incutono il rispetto riservato solo ai patriarchi. Davvero una visione splendida, ulteriormente arricchita dalla visita all’Abbazia di Santa Maria del Patire. Un complesso abbaziale risalente all’anno 1000 perfettamente conservato. A mio avviso da non perdere assolutamente, un luogo di grande suggestione e di intimo raccoglimento. Mauro ma siamo nella zona di Rossano Calabro e insieme andiamo a conoscere una eccellenza della regione: la liquirizia.
Forse non tutti sanno che la liquirizia è la radice di un tenace arbusto spontaneo molto diffuso qui, tanto importante che a Rossano è stato dedicato un museo, che con piacere abbiamo visitato conoscendo, così, tutti i processi produttivi di questa specialità. A proposito di cose belle, Mauro so che ci hai preparato una ricetta davvero speciale a base di liquirizia.
Allora Francesco, con questo superbo prodotto D.O.P. della Calabria davvero si potrebbero fare tante cose. Ho pensato anche di sperimentarlo con una preparazione salata, ma oggi non voglio osare tanto e ho deciso di preparare un dessert semplice ma ricco di gusto, un dessert al cucchiaio. Prepareremo una crema senza uova, al gusto di liquirizia. Per renderla più accattivante la serviamo in barattoli da conserve accompagnata da crostini di pane integrale caramellati. Pronti per preparare questa delizia? Ho catturato la vostra attenzione? Bene, iniziamo allora.
Ingredienti per 4 persone:
- 500mL di latte
- 100gr di zucchero
- 100gr di farina di farro
- 2 cucchiaini di liquirizia D.O.P.
- 4 fette di pane in cassetta integrale
- zucchero a velo q.b.
- 4 rametti di menta fresca (decorativa)
Procedimento:
Pesate e setacciate la farina di farro. Pesate lo zucchero. Misurate mezzo litro di latte fresco. In un pentolino portate a bollore il latte con lo zucchero e aggiungete, un cucchiaio alla volta, la farina. Mescolate sempre, evitando la formazione dei grumi. Lasciate cuocere fino alla consistenza desiderata. La crema deve essere ne troppo liquida ne troppo densa, il giusto compromesso per un dessert al cucchiaio. Una volta torta dai fornelli, unite due cucchiaini di polvere di liquirizia e continuate a mescolare. Lasciate raffreddare, avendo cura di mescolare di tanto in tanto. Nel frattempo prepariamo i crostini di pane caramellati. Prendete le fette di pane, tagliatele a dadini e passateli, come dovesse infarinarli, nello zucchero a velo. Riscaldate una padella antiaderente, e tostate i dadini di pane. Girateli di tanto in tanto. Il calore scioglierà lo zucchero rendendolo caramello sulla superficie del pane. Siamo pronti per servire la nostra crema. Prendete 4 barattoli da conserve di piccola grandezza, riempiteli per 2/3 di crema alla liquirizia. Sistemate, su di essa, i crostini caramellati e decorate il tutto con un rametto di menta. Buon dessert. Francesco, a tavola ci aspettano per il dolce, andiamo?