Terra al centro del mediterraneo, da sempre crocevia di numerosi popoli e culture, questa è la Sicilia. L’isola, la più grande del Mediterraneo e la più estesa regione italiana, ha la forma di triangolo, chiamata appunto Trinacria, e viene citata, pensate, anche nell’Odissea di Omero. La mitologia qui è di casa e rappresenta l’identità culturale di questa splendida isola, generata da un grande padre: il vulcano Etna. Inizieremo il nostro viaggio da Catania, la città che rinasce sempre più bella dalle sue ceneri. Costeggiando il mar Ionio arriveremo ad Aci Castello, Acireale e infine a Taormina. Qui sarà possibile ammirare uno dei panorami più belli: la cima dell’Etna innevata. Da Taormina ci muoveremo verso l’interno per salire sul monte. La discesa sarà poi addolcita a Bronte da un prodotto tipico conosciuto in tutto il mondo: i pistacchi.
«Bon tempu e malu tempu, nun dura tuttu tempu.»
(il buon tempo e il cattivo tempo non durano per sempre – proverbio catanese)
Un sole acceso e caldo in piazza del Duomo a Catania ci riscalda, mentre viviamo quest’atmosfera nel modo più catanese possibile: seduti a un tavolino di un “chiosco” gustando una brioche con granita di mandorle. E’ il modo migliore per essere accolti in questa splendida città del sud. Se si potesse fare un veloce riassunto di Catania sarebbe proprio così: attraente come una dolce mandorla. Una città spesso rinata dalle sue ceneri dopo devastanti terremoti, come quello del 1693, dovuti all’irruenza de “la Muntagna” che la sovrasta: l’Etna. Quest’operosità di ricostruire e di guardare avanti, le è valsa anche l’appellativo di “la Milano del sud”. Il Duomo, dalla facciata soave e barocca, svetta nell’omonima piazza e racchiude architetture e forme normanne. Qui si celebra il culto della martire e vergine Agata, sontuosa è “A Cammaredda” che custodisce le sue reliquie. La giovane tredicenne fu martirizzata nel III secolo e pensate che la festa a lei dedicata, nel mese di febbraio, è la seconda festa religiosa popolare in Europa, per numero di devoti partecipanti. Ma il simbolo della città è rappresentato da “U Liotru”, ovvero la Fontana dell’Elefante. Un Elefante in pietra lavica che sorregge un obelisco egiziano. Questo monumento simboleggia l’identità più intima della città, un chiaro riferimento al suo vulcano. Proprio alle spalle del Duomo, andiamo ad ammirare palazzo Biscari con il suo fantasmagorico salone delle feste, da non perdere. Catania ha dato i natali a un interprete del melodramma italiano: Vincenzo Bellini. Andiamo a visitare il teatro a lui dedicato, con la facciata che riprende l’architettura sansoviniana della biblioteca di Venezia. Qui negli anni ’50 si esibiva spesso la divina Maria Callas con uno dei suoi ruoli più fulgidi: la Norma. Una curiosità! Indovinate da dove trae origine il nome della pasta tipica di Catania con le melanzane e ricotta, detta appunto Pasta alla Norma? La città di Catania è stata anche araba e nella toponomastica è facile ritrovare nomi derivanti da tale dominazione. Successivamente, si sono susseguiti sovrani cristiani come i Normanni, gli Svevi, gli Angioini e poi Carlo V. Ognuno di questi ha lasciato un segno in questa città come i romani con il teatro, che sorgeva sui resti di quello greco più antico, e Federico II di Svevia con il castello “Ursino”.
Ritornando nella piazza del Duomo possiamo percorrere la via Etnea, bellissima, incorniciata tra facciate di sontuosi e mirabili palazzi barocchi. Mauro, ecco perché il centro di Catania è diventato sito UNESCO. La via Etnea ci conduce verso il vulcano e ci porta fuori da questa città bella ed elegante. Ci dirigiamo verso la costa e in particolare ad Aci Castello, teatro del romanzo di Verga i Malavoglia. Qui troviamo uno scenario marino davvero particolare: le isole dei Ciclopi. Ebbene questi faraglioni furono lanciati da Polifemo infuriato contro Ulisse e i suoi uomini, qui la mitologia scorre sotto i nostri occhi, e qui Luchino Visconti aveva ambiento il suo capolavoro “La terra trema”. La strada che percorriamo è davvero paesaggisticamente bella: mare, montagna, mitologia e tanta letteratura. Acireale ci sorprende, si percepisce che la storia è passata da questi luoghi. Già il nome di questa città è leggenda, nasce dal rapporto d’amore tra Aci e Galatea. Nel centro storico svetta la cattedrale, di impianto quattrocentesco, ed è un susseguirsi di palazzi barocchi e piazzette caratteristiche. Una particolare attrazione è rappresentata dal Museo dell’Opera dei Pupi, mantenendo viva la tradizione tutta siciliana dei pupari. Continuiamo il nostro viaggio sul litorale tra Catania e Messina, e dopo aver superato Giardini Naxos, giungiamo in una località che nel mondo non ha alcun bisogno di presentazioni: Taormina. Il modo migliore per iniziare la visita della città è dall’alto delle gradinate dell’antico teatro. Da qui la vista è mozzafiato in un colpo d’occhio si ammirano l’Etna e il mar Ionio. Questo panorama all’epoca del Grand Tour, sul finire del XVIII secolo, riscuoteva un grande successo per il connubio romantico tra rovine archeologiche e paesaggio. Taormina ha ospitato tantissime celebrità mondiali, come Einstein, Freud, Liz Taylor e tanti altri. Il punto d’incontro era il celebre caffè Mocambo, e vale la pena passare da questo storico caffè anche solo per scattare una foto con il celebre murales. Ovviamente il centro di Taormina è sfacciatamente glamour, da visitare sono certamente il Duomo e il palazzo Duchi di Santo Stefano ma soprattutto le splendide spiagge di fronte Isola Bella. Poco distante ci lasciamo tentare dalla visita alle Gole dell’Alcantara. Queste sono delle gole naturali profonde anche 25 metri dove scorre il fiume Alcantara tra rocce di pietra lavica, questo fiume può essere percorso a piedi, ma sappiate che immergerete i piedi in acqua freddissima, ma molto “rinvigorente”. La nostra prossima meta? Niente d’impegnativo, si fa per dire: l’Etna. Affrontiamo la salita verso questo gigante europeo. Con i suoi 3300 m è il vulcano attivo più alto d’Europa, e la sua sommità è spesso coperta di nevi perenni. Dal 2013 è diventato sito UNESCO, patrimonio dell’Umanità. I percorsi possibili sono tanti e si può decidere quello più adatto rivolgendosi all’Ente Parco dell’Etna. Scendiamo dalla montagna e notiamo subito una natura rigogliosa e lussureggiante infatti, il terreno fertile è dato proprio dal deposito di tutti gli elementi preziosi sedimentati dopo le eruzioni. Giungiamo a Bronte. Curiosamente, si associa a questa città il nome di Horatio Nelson. L’illustre ammiraglio inglese fu insignito del titolo di Duca di Bronte, e gli fu donata anche l’Abbazia di Santa Maria di Maniace. Questo evento suscitò molto interesse in Gran Bretagna, tanto che un pastore protestante cambio il proprio cognome da Brunty in Brontë. Avete capito chi era, vero? Il padre delle celebri scrittrici inglesi Charlotte, Emily e Anne. Oggi il complesso, noto come il Castello di Nelson, molto suggestivo, a mio avviso, merita una visita, anche se è destinato, oggi, a centro conferenze. Mauro e siamo giunti a Bronte, patria di un piccolo e gustoso frutto secco, il pistacchio, anche noto come oro verde, ma dove crescono i pistacchi? Beh, semplice sugli alberi! Mi sa che stai preparando qualcosa di goloso, vero? E allora alla faccia della dieta cosa ci proponi?
Allora Francesco, con i pistacchi si può fare di tutto, sono così buoni che si prestano a ogni preparazione, dolce o salata. Divini nei piatti salati sono eccellenti nelle preparazioni di dolci, come la splendida Sicilia ci insegna. Proprio un dolce è quello che andiamo a realizzare. Dopo tante ricette salate per SaporItalia un dolce ci sta bene, e quale migliore ingrediente dei pistacchi di Bronte? Per la ricetta ho pensato a un dolce semplice: i muffin. Li facciamo al cacao, con un aroma di menta e con tanti pistacchi. Allora vi ho convinti? Vogliamo provarli insieme? Indossiamo il grembiule e realizziamoli. Non ci metteremo molto e il risultato vi sorprenderà.
Ingredienti:
- 400gr di farina di farro
- 200gr di zucchero
- 150gr di pistacchi
- 3-4 cucchiai di cacao amaro
- 10 gr di menta fresca
- 3 uova
- 100mL di latte di soia
- 200ml di acqua
- 150mL di olio di semi di mais
- 1 bustina di lievito
Procedimento:
Sgusciate i pistacchi e tritateli con l’aiuto di un grande coltello. In questo modo saranno più grossolani e non uniformi. Pesate lo zucchero e la menta, poneteli in un boccale di un robot da cucina e frullateli insieme. Pesate la farina e unite il cacao e il lievito. Mescolate il tutto. Ponete le uova, il latte di soia, l’acqua e l’olio di mais nel boccale di un robot da cucina insieme allo zucchero e alla menta. Mescolate a velocità media. Aggiungete gli ingredienti secchi. Amalgamate a velocità media fino a ottenere un impasto setoso. Unite i pistacchi tagliati grossolanamente, lasciandone una manciata per decorare i muffin. Se non avete un robot, miscelate gli ingredienti umidi con uno sbattitore elettrico o a mano. Incorporate poi gli ingredienti secchi poco per volta fino a ottenere un impasto denso e setoso. Sempre alla fine, unite i pistacchi. Prendete una teglia per cupcakes, io ne ho due da 12 posizioni, metteteci dentro i pirottini in carta. Riempite i pirottini per non più di 2/3 del loro volume. Cospargete, sulla superfice, un po’ di granella di pistacchi. Cuocere in forno preriscaldato a 180°C per circa 20min. Controllate che siano cotti inserendo uno stuzzicadenti al loro interno, se ne esce asciutto potete sfornarli. Lasciateli per 5min nella teglia, poi toglieteli e poneteli su una gratella. Mangiateli tiepidi o a temperatura ambiente. Francesco, io sono pronto, ci facciamo un tea? I dolcetti li abbiamo.